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lunedì 15 maggio 2023

Brescia e Sampdoria: quale futuro?

 Brescia e Sampdoria: quale futuro?

Non è un momento sportivamente florido per le mie due squadre del cuore: Il Brescia e la Sampdoria. Entrambe sono reduci da un’annata a dir poco disastrosa. Ma se per il Brescia rimane una speranza, seppur piccola, di rimanere in B, per la Sampdoria invece non c’è più nulla da fare: sarà come minimo serie B. Da bresciano penso di conoscere abbastanza bene il tessuto sociale ed economico della città dove vivo. I bresciani sono grandissimi lavoratori, spesso di poche parole ma assolutamente portati verso tutto quello che è impresa e industria. All'inizio magari diffidenti, ma poi assolutamente affidabili e generosi. Mi viene da dire che un bresciano è per sempre. Il tifoso bresciano è fortemente legato ai colori della squadra del cuore. Non fa mai mancare il proprio appoggio sia in casa che in trasferta. Certo, dopo l'era Baggio tanti hanno fatto marcia indietro, probabilmente perché Gino ci aveva abituato fin troppo bene, riempiendo la squadra di campioni, tanti di grandezza assoluta. E si sa, vedere qualche perfetto sconosciuto indossare la maglia del cuore, ha sicuramente fatto disinnamorare quella parte di tifosi che andavano allo stadio solo per Baggio e Guardiola. Bisogna anche dire che lo stadio che abbiamo non invoglia di certo il tifoso ad andarci. Struttura superata che solo Cellino ha provato a migliorare durante la sua presidenza(bisogna dare a Cesare quello che è di Cesare). L'avvento di Cellino aveva fatto finalmente tornare il buonumore a tante persone e la promozione in A di un paio di stagioni fa sembrava l'inizio di una nuova era, fatta di successi e di campioni. Purtroppo le cose hanno preso una piega diversa. Perché siamo onesti, quello che stanno facendo da alcuni anni i nostri cugini bergamaschi un po' ci dà fastidio. Ci siamo sempre chiesti come sia possibile che una realtà con un tessuto economico potente come il nostro, non riesca a produrre un Percassi all'altezza della situazione. Fare calcio al giorno d'oggi è molto complicato. Spesso e volentieri le società di calcio hanno bilanci in rosso. Sono abbastanza sicuro nel dire che gli industriali bresciani, che sanno far bene di conto, hanno preferito, almeno fino ad oggi, usare i propri denari in maniera oculata indirizzandoli in situazioni meno rischiose. Molto dipenderà dalla categoria in cui giocheranno le rondinelle il prossimo anno. Tra la B e la C c'è un abisso di costi e di posta in gioco. L'augurio è prima di tutto quello di ottenere la salvezza in B e poi la speranza che Cellino si faccia da parte, sempre che il passaggio di mano avvenga in mani sicure e affidabili, situazione che di questi tempi è di difficile realizzazione. Capitolo Sampdoria. Mi sono innamorato di questi colori sin da piccolo. Dopo quella del Brescia, la maglia blucerchiata è una delle più belle del mondo. Sono stato al Marassi tante volte, anche in gradinata sud. Rispetto al bresciano, che tifa anche per gli strisciati, a Genova il discorso è diverso ma molto semplice: o sei del Genoa o del Doria. Quindi l'attaccamento alle sorti della squadra è pressoché totale ed incondizionato. Basti guardare gli spalti delle ultime partite casalinghe per capire che i tifosi vanno allo stadio al di là della categoria e dei risultati. Certo, se malauguratamente la Samp dovesse fallire e ricominciare dai dilettanti sarebbe un dramma sportivo senza precedenti per i tifosi blucerchiati. Ma il genovese ha la scorza dura e non sarà sicuramente una retrocessione a cambiare le cose: gli appassionati saranno ancora più vicini alle sorti della squadra e faranno di tutto per far tornare il Doria nel posto che merita. Io comunque proporrei per entrambe le società una gestione con azionariato popolare, cioè dare la possibilità anche ai tifosi di far parte della società acquistando quote. Ci sono società di altissimo livello che si sono avvalse di questo sistema: Barcellona e Bayern per dirne due. Insomma, non gli ultimi arrivati. Il calcio deve tornare ad essere della gente, non più di faccendieri senza scrupoli o peggio di multinazionali che non hanno nessuna idea di cosa voglia dire appartenere ad una terra e alla sue tradizioni. L'azionariato popolare, oltre all'aspetto economico, serve anche a questo: a preservare la storia e le radici del club, cosa che solo i tifosi possono fare. Ad maiora

Brescia di ferro, Brescia di fuoco
È l'ora del gioco, si vince e si va... 

Giocavamo insieme, sempre io e te 
Era il tempo della scuola, era il tempo dei primi perché.. 









mercoledì 26 aprile 2023

Ricordati di essere felice

Ricordati di essere felice. Pensieri e parole in ordine sparso

In questi giorni ho pensato, non per circostanze particolari, al senso della vita. Ognuno ha la fortuna, o la sventura, di nascere in un determinato posto del mondo che normalmente segna in modo indissolubile la propria esistenza. Io per esempio credo di essere stato fortunato: Brescia è davvero un bel posto dove nascere. Almeno è quello che credo. Anche il periodo storico tutto sommato è stato molto favorevole. Anche se mi sarei visto molto bene alla fine degli anni '50, in pieno boom economico. Certo, è più facile collocarsi a posteriori, quando tutto è accaduto. Tante volte non si ha la percezione di vivere avvenimenti irripetibili. Io sono nato alla metà degli anni '70. Vado verso i 50. Questo lasso di tempo è stato pregno di cambiamenti epocali. Se dovessi sceglierne uno non avrei dubbi al riguardo: la caduta del muro di Berlino, il 9 novembre del 1989. Ai tempi ero davvero troppo giovane per viaggiare anche se a giugno di quell'anno feci un viaggio nel nord della Francia, a Valenciennes, per una partita dimostrativa di palla tamburello tra Italia e Francia. Ero comunque ancora troppo piccolo per capire la portata di quell'avvenimento. Ancora oggi mi domando come sia stato possibile, in pieno novecento, e dopo gli orrori della seconda guerra mondiale, che l'Europa venisse spezzata in due da un muro lungo più di cento km, che divise per ben 28 anni la parte orientale da quella occidentale, sia fisicamente che idealmente. All'epoca la mia conoscenza del blocco orientale si limitava alle squadre di calcio, spesso leggendarie, che giocavano le coppe europee. In realtà c'era di più, molto di più. Negli anni ho approfondito la materia, ho conosciuto tante persone che hanno vissuto sulla propria pelle quel periodo davvero complicato. Papa Giovanni, in quanto polacco, fu determinante perché cambiò l'inerzia di quel periodo. Voleva che tutti gli uomini fossero liberi. E ci riuscì. Come sarebbe stata la mia vita se fossi nato per esempio in Germania Est? Oppure in Cecoslovacchia? O in Unione Sovietica? Non c'è una risposta. Non nascondo però che mi sarebbe piaciuto toccare con mano il periodo della guerra fredda ed i suoi risvolti, spesso drammatici. Per me il destino, come già scritto, aveva in serbo altri piani. Europa Occidentale. Italia. Brescia. Capriano del Colle. 1974. Alla mia nascita, la mia famiglia era composta da Papà, operaio metalmeccanico, Mamma, lavoratrice part time presso una casa di riposo e da mio fratello, nato quattro anni prima. Ho avuto un'infanzia piena d'amore, soprattutto per i miei mille problemi di salute. Addirittura una volta successe che una suora disse a mia mamma, durante uno dei miei tanti ricoveri, che ero clinicamente morto. Sembra una barzelletta ma è tutto vero. Fosse successo oggi quella suora avrebbe passato dei guai seri. Gli anni giovanili sono stati colmi di sogni. Quelli più ricorrenti erano le ragazze ed il calcio. Ad essere onesto ho nutrito più speranze in un futuro nel mondo del calcio che nell'amore. Non mi vedevo nelle vesti di un innamorato che in auto, per creare l'atmosfera, faceva passare le canzoni di Umberto Tozzi. Io credevo in Marco Tardelli e nelle sue sgroppate. Anche perché se fossi diventato come lui tutto il resto, donne comprese, sarebbe arrivato in automatico. Un anno, giocavo nei giovanissimi, arrivai ad un metro dal traguardo. Traguardo che non raggiunsi. Ma non per colpa mia. Fu un anno incredibile. Segnavo in tutti i modi. A Travagliato feci una doppietta che, se fosse stata filmata, mi avrebbe proiettato direttamente in qualche settore professionistico. Segnai un gol da centrocampo. Il secondo fu incredibile: palla al piede scartai tutta la squadra avversaria, portiere compreso. Ci sono persone che lo possono testimoniare. Quell'anno feci moltissimi provini. Quello più desiderato fu con il Brescia. In maglia Watergate, schierato nell'inconsueto ruolo di prima punta, feci tre gol. E' fatta dissi. Ma qualcuno decise per me e disse di no, a mia insaputa. E' questo ancora oggi il mio più grande rimpianto calcistico. Chissà come sarebbe andata se mi avessero permesso di provare quella esperienza. Purtroppo non è dato saperlo. La mia parte spirituale è stata inizialmente indotta andando a dottrina. Crescendo è diventata più un fattore intimo che di fede. In questo periodo storico, per via di alcuni accadimenti, sono abbastanza sfiduciato. Ma credo che più di tutto valga essere delle brave persone. Al di là del credo religioso. Ma che senso ha la vita di ognuno di noi? C'è un disegno divino? C'è vita oltre la morte? Sono domande che non hanno risposta. Ho conosciuto una ragazza che mi diceva di avere uno spirito guida, tutti ce l'hanno mi ha detto. Ma cosa succede quando si muore? Una cosa è certa, dice lei. Nel momento del trapasso troveremo ad aspettarci le persone che ci hanno voluto bene nella vita così da farci sentire al sicuro. Speriamo sia così. Viceversa sarebbe una grande scocciatura. Qualche mese fa sono venuto a conoscenza della mia presunta data di pensionamento: 8 agosto 2039. Il mio obiettivo sarebbe quello di trascorrere questo periodo di tempo in buona salute, con tanti viaggi sul passaporto, in compagnia di mia moglie e di tutti quelli che mi vogliono bene. Per tutto il resto cercherò di affrontare la vita come Marco Tardelli: a grinta spianata. Ricordati di essere felice. Ad maiora

In questa foto ero felice ma non lo sapevo 💖




venerdì 10 febbraio 2023

Brescia e la palla tamburello: un amore corrisposto con l’imprimatur del Vate d’Annunzio

Brescia e la palla tamburello: un amore corrisposto con l’imprimatur del Vate d’Annunzio

La palla tamburello e la Città di Brescia hanno incrociato i loro destini con buona frequenza almeno fino alla metà degli anni 60' del secolo scorso. Negli anni '20 presso lo sferisterio di Mompiano, dove ora sorge lo stadio Rigamonti, si tenevano appassionanti sfide al tamburello, con un enorme seguito di spettatori. Anche Campo Marte, Porta Trento e l'area sottostante il castello cittadino, sono state spesso teatro di avvincenti partite. Nel 1923, in castello, ci fu una manifestazione in onore di D'Annunzio che premiò personalmente i tamburellisti vincitori. Ma è stata Piazza Vittoria il luogo in cui si sono tenuti gli incontri più prestigiosi. Le cronache raccontano che il 29 Giugno del 1949, in occasione del centenario delle dieci giornate, in piazza Vittoria si affrontarono i più grandi campioni dell'epoca. Davanti ad un pubblico a dir poco clamoroso (si scrive di una presenza complessiva durante tutto l'arco della giornata di circa diecimila persone. Si, avete letto bene: DIECI MILA PERSONE!!)si affrontarono le selezioni di Brescia, Verona, Milano e Bergamo. Vinse la squadra di Brescia che fu premiata dal sindaco Bruno Boni, che si prodigò molto per la buona riuscita dell'evento, facendo installare tribune e gradinate. Boni era notoriamente un grande appassionato di sport e non faceva mai mancare il suo appoggio quando Brescia aveva bisogno di lui. Cosa che fece non solo nel 1949 ma anche nella partita tra Italia e Francia che si tenne sempre in Piazza Vittoria ma nel 1966. Qui le presenze furono, per modo di dire, un po’ meno (poco più di 6 mila persone). To be continued..






lunedì 17 ottobre 2022

17 Maggio 1981. Serie A. Brescia 1 Como 0

È una data che non dimenticherò mai. In settimana mio papà mi aveva promesso di portarmi finalmente a vedere il Brescia. Promessa mantenuta. Avevo solo sei anni, ma le emozioni che provai quel giorno sono ancora molto vive in me. Ricordo il terreno di gioco verdissimo, tanto da sembrare artefatto, le maglie blu, il gol, lo stadio, che agli occhi di un bambino sembrava il Maracanà. Tutto questo non poté che far nascere in me un amore viscerale per il calcio, per il Brescia, per le figurine Panini, che proprio in quell'anno cominciai a collezionare, chiaramente con quello che passava il convento in termini di soldi per album e bustine. Il Brescia purtroppo quell'anno retrocesse in B a causa della classifica avulsa e finì nelle sabbie mobile delle categorie inferiori. Ci vollero alcuni anni prima che le rondinelle tornassero a volare nella massima serie




Birra Artigianale Vale ❤️ Bruna

La Birra Artigianale dedicata ai miei Genitori Nel vasto panorama delle bevande artigianali, c'è una pratica che va oltre la semplice pr...