Tra le tante foto che ho avuto in consegna da Marco, ce n'è una che mi ha molto incuriosito. E' stata scattata con molta probabilità durante un torneo di calcio a 7, uno dei tanti che si giocavano all'epoca. Dove ora c'è il campo di tamburello, si sono succeduti ben due campi da calcio. Il primo era a sette, trasformato successivamente a undici. Ora, non ricordo in quale anno avvenne questo cambio, ma la foto in questione potrebbe essere collocabile tra la fine degli anni'70 ed i primi anni '80. Nella foto riconosco quasi tutti i protagonisti, tranne alcuni per cui chiedo l'aiuto da casa. Ci provo: Renato Gropelli, Ermes Tinti, Demetrio Tinti, Angelo Veschetti, Edoardo Meini, Dino Ziliani. Chiunque abbia dettagli da aggiungere, quali l'anno, il torneo, i nomi mancanti o eventuali correzioni è calorosamente invitato a farlo. Potete trovare gli stessi protagonisti in due scatti diversi, uno più bello dell'altro. In una delle due foto si vede anche un bambino con un braccio alzato. Qualcuno lo riconosce?
martedì 31 gennaio 2023
lunedì 30 gennaio 2023
Grazie Marco
Marco mi scrive chiedendomi se fossi interessato a foto sul tamburello caprianese. Trasalisco. È stata la cosa più bella che mi sia capitata nelle ultime settimane. Mi accoglie a casa, mi offre da bere. Mi siedo. Marco ha lo sguardo fiero del papà e la simpatia contagiosa del nonno. Da due borse molto capienti comincia a tirare fuori centinaia di foto. Moltissime sono legate al ciclismo. Per i pochi che ancora non lo sapessero, il papà Ferruccio è stato un grandissimo interprete delle due ruote soprattutto su pista, vincendo moltissimo, tra cui un titolo mondiale. Tantissime invece sono del tamburello, versante Botti. Perché tra le passioni del nonno Angiolino, c'era anche il tamburello. Difficile dire quale tra questi due sport fosse il suo preferito. Marco mi ha chiesto di pubblicare via via le foto che ritengo più opportune e meritevoli di essere rese pubbliche. Io ho deciso che le pubblicherò tutte. Perché tutte fanno parte del vissuto di tutti noi. Tutte sono legate alla nostra storia e alle nostre tradizioni. Grazie Marco. Grazie Ferruccio. Grazie Angiolino. A presto
sabato 28 gennaio 2023
Palla tamburello 1995, Serie D. Botti Stabiumi Capriano Campione d'Italia
Il 1995 fu per il tamburello caprianese un anno ricco di soddisfazioni, soprattutto per le squadre delle categorie inferiori. La Botti di serie D riuscì ad aggiudicarsi lo scudetto di categoria dopo un anno costellato di vittorie. Dopo aver dominato il campionato interprovinciale, ecco spalancarsi le porte delle finali nazionali. La squadra era davvero motivata e pur non godendo dei favori del pronostico arrivò fino in finale, dove vinse il titolo battendo l'Azzano, quello d'Asti però. La squadra era formata da me, Enrico Botti, Paolo Piovanelli, Massimo Rambaldini, Alessandro e Renato Ongaro e Domenico Capuzzi. In panchina c'erano Angelo Veschetti e Lazzaro Tinti, con la costante presenza di Ugo Botti che seppur impegnato principalmente con la squadra di A2, non faceva mai mancare il suo supporto. La fase finale fu davvero molto complicata per noi. In sorte ci toccarono i veronesi dell'Affi, i mantovani del Falzoni ed i trentini del Susà. Nell'altro girone c'erano l'Azzano, il Marne, il Cocconato ed il Cremolino. Riuscimmo a spuntarla solo all'ultima giornata dove ad Affi, in una sorta di spareggio per la finale, avemmo la meglio sui veronesi per 13 a 11, dopo essere arrivati fino all'11 pari. Fu un girone molto equilibrato che si decise solo all'ultima giornata(all'epoca si giocavano partite di andata e ritorno. Formula a mio avviso molto meritocratica perché ti dava la possibilità di riparare ad eventuali passi falsi. Oggi, se alla fase nazionale sbagli una partita, hai praticamente buttato via tutta la stagione, senza possibilità di porvi rimedio). In finale, come già detto, affrontammo gli astigiani dell'Azzano, sul campo di Marne in provincia di Bergamo. Noi eravamo dati come underdog. Ma sul campo le cose andarono diversamente. La partita fu molto tattica con noi a menare le danze. Riuscimmo a prendere il largo per poi contenere tutti i tentativi di rientrare in partita da parte degli astigiani. La partita terminò 13 a 10 per noi. Un trionfo. Di seguito tutti i risultati della fase finale del nostro girone e tutte le squadre campioni d' Italia del 1995
2° GIRONE
1° Giornata, 3 Settembre
Falzoni - Affi 13-9
Susà - Botti 9-13
2° Giornata 10 Settembre
Botti - Falzoni 13-8
Affi - Susà 13-7
3° Giornata, 17 Settembre
Botti - Affi 8 -13
Falzoni - Susà 13-5
4° Giornata, 24 Settembre
Affi - Falzoni 13-10
Botti - Susà 5 -13
5° Giornata, 1° Ottobre
Falzoni - Botti 12-12
Susà - Affi 13-7
6° Giornata, 8 Ottobre
Affi - Botti 11- 13
Susà - Falzoni 13-4
Classifica: Botti 7, Affi e Susà 6, Falzoni 5
15 OTTOBRE FINALE SCUDETTO, CAMPO DI MARNE (BG)
Capriano 13 Azzano 10
TITOLI ITALIANI 1995 - MASCHILI
SERIE A: Castelferro (Alessandria)
SERIE A2: Cavrianese (Mantova)
SERIE B: Solferino ( Mantova)
SERIE C: Ovadese (Alessandria)
SERIE D: Botti Capriano (Brescia)
JUNIORES: Aldeno (Trento)
ALLIEVI: Dossena (Bergamo)
PULCINI: Monalese ( Asti)
COPPA ITALIA: Tuenno (Trento)
SUPERCOPPA: Bardolino (Verona)
AMATORI e VETERANI: Rappresentativa Verona
FEMMINILI
SENIORES
Asti '93
JUNIORES
Grazie (Mantova)
PULCINI
Aldeno (Trento)
giovedì 26 gennaio 2023
Anno 2005. Los Angeles, Atlanta ed Elton John
Anno 2005. Los Angeles, Atlanta ed Elton John
La prima volta che volai negli Stati Uniti d'America fu bellissimo. Ci andai con alcune persone che facevano parte di un gruppo che vendeva benessere. I prodotti erano, e sono, molto validi, ottima panacea soprattutto per la mia gastrite diventata con il tempo cronica. Tutto il contorno non mi interessava granché, soprattutto perché l'atmosfera di questa azienda era troppo sopra le righe per i miei gusti. Erano sempre tutti felici e sorridenti, mai un fastidio, mai una frase fuori posto. Non poteva essere vero. Io ero un sognatore pragmatico, conscio che la vita era fatta anche di scudisciate e non solo di sorrisi e pacche sulle spalle. Ho sempre messo le mani avanti, forse per paura di essere troppo felice. Dopo questo preambolo veniamo ai fatti. Ricordo che mio papà accompagnò me e una ragazza alla Malpensa. Con noi partirono anche due ragazzi con la loro figlia. Dopo un viaggio interminabile atterrammo nella città degli angeli. Ad attenderci c'erano due ragazzi di Capriano che ci avevano gentilmente prenotato un hotel. Appena usciti dall'aeroporto capimmo subito di essere arrivati in una città davvero bellissima, con strade enormi e un numero esagerato di luci ed insegne. Da capogiro. Dopo essere saliti su questo monovolume i nostri si erano purtroppo dimenticati l’indirizzo dell'hotel che ci avevano prenotato. Poco male, dissi io. Al loro posto non avrei trovato nemmeno la strada per uscire dall’aeroporto…. Dopo qualche km decidemmo che era giunto il momento di prendere quello che passava il convento. Eravamo stanchi morti e ci fermammo in questo motel che visto da fuori poteva benissimo essere stato teatro di qualche efferato omicidio in stile americano. L'interno invece si rivelò molto piacevole e confortevole con letti enormi e comodissimi. Il giorno seguente, di buon mattino, decidemmo di andare agli Universal Studios, il regno di Hollywood. Siccome c'era già parecchia gente in coda, scegliemmo la via vip. Comprammo così un tagliacode che ci costò un bel mucchietto di dollari ma che ci aiutò a visitare più attrazioni possibili. Vedemmo le location dello squalo, della mummia e di tantissimi altri film. Questo luogo è attualmente operativo ed è in continua evoluzione, visto che ancora oggi si girano film. Durante la permanenza a Los Angeles non ci facemmo mancare nulla. Dopo Hollywood e dopo aver camminato sulla Walk of fame, e dopo un giro a piedi a Rodeo Drive, prenotammo l’immancabile tour delle case dei vip a Beverly Hills e a Bel Air, che comprendeva anche la visita ai luoghi di Pretty Woman. È incredibile quale sia il livello dello sfarzo e del lusso delle abitazioni di quei quartieri. Anche i colori sono più brillanti. È tutto davvero esageratamente bello. Prima di volare su Atlanta ci concedemmo un pranzo a Santa Monica in un ristorante vista spiaggia. Non poteva mancare un giretto a Malibù, con i suoi bay watch, quelli veri però. Finita l’esperienza losangelina, prendemmo un volo interno per Atlanta, la città della coca cola. Città decisamente meno sfarzosa ma comunque piacevole. Venne finalmente il giorno dell’evento tanto annunciato. Presso il Georgia Dome, casa dei Falcons, andò in scena la liturgia di chi ce l’aveva fatta e di chi sperava di farcela. Io in realtà ero in attesa che venisse il momento di sentire e vedere dal vivo uno dei più grandi artisti contemporanei del pianeta: Elton John. Fu un mini concerto, molto coinvolgente e frizzante, come la sua rocketman. Durante la permanenza ad Atlanta mi scontrai con alcuni dei partecipanti perché una sera a cena, siccome eravamo in metà di mille e nessuno prendeva una decisione su cosa mangiare, decisi di tornare indietro da solo e di cenare nel primo posto che avrei trovato per strada. C’erano dei personaggi assurdi che pensavano di poter fare il bello ed il cattivo tempo, cosa che ho sempre odiato. Infatti ci impiegai davvero pochi minuti per mettere le cose in chiaro e per fargli capire che con me questo atteggiamento tirannico non avrebbe funzionato. Dopo qualche mese, condito anche da un viaggio in solitaria a Birmingham, salutai la compagnia. È stata comunque un’esperienza formativa, che mi ha insegnato tanto, soprattutto su chi avrei dovuto evitare in futuro. Ho conosciuto anche persone con cui ho legato e che sento e vedo ancora oggi. Le fotografie di questa avventura giacciono su qualche macchina fotografica digitale. Prima o poi le troverò
martedì 24 gennaio 2023
Botti - Caprianese in salsa rosa
Botti - Caprianese in salsa rosa
Mentre scorrevo le foto del mio archivio, ne ho trovata una che rappresenta al meglio il variegato tessuto tamburellistico caprianese degli anni '80. Sia la Botti che la Caprianese avevano infatti deciso di allestire due squadre femminili. Ora, non ho memoria di quali risultati ottennero o se parteciparono a campionati ufficiali, ma quello che rimane è una pagina di pura poesia. Le due società erano antagoniste e rivali, ma di un rivalità sana, a volte goliardica.sabato 21 gennaio 2023
27 Luglio 1959. Via Triumplina, IDRA Presse. Brescia
27 Luglio 1959. Via Triumplina, IDRA Presse. Brescia
Qualche giorno fa il mio collega Claudio, sapendo della mia passione per le date, mi ha consegnato un pezzo di ricambio da spedire. "Guarda qua" mi ha detto mostrandomi un disegno costruttivo IDRA datato 27 luglio 1959. Il disegno, naturalmente fatto a mano, era stato disegnato da un tal Franzoni, con tanto di firma in bella calligrafia.
Tutte le volte che leggo una data mi piace fantasticare. Nel 1959 mio papà aveva diciassette anni, mia mamma quindici(avrebbe compiuto sedici anni a settembre). Non si conoscevano. Si sarebbero incontrati solo qualche anno più tardi. Chissà che sogni avevano e se pensavano già di costruire una famiglia. Erano sicuramente due giovanotti di belle speranze con tutta la vita davanti e tanti progetti da realizzare. A posteriori posso dire che hanno fatto davvero un ottimo lavoro, non tanto per me, che sono lo scrivente, ma per tutto quello che hanno generato in tutte le attività che li hanno visti protagonisti, sia in ambito lavorativo che in quello sociale.
Ma torniamo al 1959 e al nostro Franzoni. Quel ventisette luglio era un lunedì. Probabilmente il nostro era reduce da una domenica passata al lago oppure in piscina. Magari invece amava la montagna ed aveva trascorso il giorno di festa facendo un'escursione e camminando con gli amici o con la fidanzata. Quanti anni avrà avuto? Per essere un disegnatore tecnico avrà sicuramente frequentato una scuola. Forse era diplomato, tanta roba per quell'epoca. Era certo che avesse visto la guerra e che avesse vissuto le miserie di quegli anni.
Il boom economico che aveva investito l'Italia, aveva anche un forte accento bresciano. L'IDRA, fondata nel 1946, era già all'epoca una superpotenza in ambito metalmeccanico. E' facile immaginare via Triumplina, con poche costruzioni e molta campagna, con tutti gli operai dell'Idra che si recavano al lavoro. Chissà se il nostro possedeva un'automobile o se invece andava a lavorare a piedi o in bicicletta. Sicuramente quel lunedì, dopo aver timbrato il cartellino ed aver indossato il camice o una giacca, si mise al lavoro al tecnigrafo per disegnare questo pezzo.
Magari era già un disegnatore esperto e mentre disegnava poteva permettersi il lusso di pensare anche ad altro, forse alle ferie di agosto oppure al matrimonio con la donna che amava e alla casa che doveva costruire. In questa storia l'unica cosa certa è una sola: siamo nel 2023, stiamo ancora utilizzando quel disegno e stiamo ancora vendendo quel pezzo. Ottimo lavoro signor Franzoni
martedì 17 gennaio 2023
Palla tamburello. Gioco fatto per la Botti. ai passi...
Gioco fatto per la Botti..ai passi...inizia così la mia storia d'amore con il tamburello, in bresciano pàlet. Raccontare in un post quello che ha rappresentato per me il tamburello è impresa impossibile. A Capriano, dove il tamburello è sempre stato assimilabile ad una religione, quando ero piccolo c'erano ben due società: la Botti e la Caprianese. Io scelsi la Botti, perché la maggior parte dei miei amici spesso si ritrovava al campo di Via Marina per giocare, uno degli sferisteri più belli e godibili del panorama nazionale. Un fatto non trascurabile fu che la Botti aveva vinto ben due scudetti giovanili. Credetemi, vincere uno scudetto a quei tempi era davvero molto difficile visto l'altissimo tasso tecnico delle squadre in circolazione. Anche se per onestà intellettuale devo dire che fu mio zio, che faceva parte della società, ad accompagnarmi alla prima partita sul campo di Gussago. Ricordo l'emozione che provai, il campo rosso, la nostra maglia bianco azzurra, un sogno che si stava avverando. Non ricordo con quale risultato terminò la partita ma non l'ho mai considerato un dato rilevante. Quella società era una famiglia, una piccola comunità di appassionati che tutte le domeniche riempiva il campo di casa e spesso anche quello in trasferta. Anni irripetibili. Tutte le volte che passo da lì vengo colto da un po' di nostalgia. Ogni tanto mi fermo a guardare quello che è rimasto dello sferisterio, ora quasi per metà coperto di case. Se chiudo gli occhi mi sembra di sentire ancora riecheggiare il suono del tamburello, lo speaker che annuncia le formazioni, le urla di gioia dei tifosi, l'odore del cibo che si preparava al bar. La prima squadra della Botti era un quintetto "ascensore", votato a continue promozioni in serie A e repentine retrocessioni in cadetteria. Le formazioni erano spesso formate da tutti ragazzi del paese con l'aggiunta di qualche "straniero" mantovano o veronese, giocatori chiamati ad alzare il tasso tecnico del quintetto, oltre a fungere da richiamo per gli appassionati. Per noi ragazzini vedere dal vivo, soprattutto in serie A, le gesta dei campioni dell'epoca era a dir poco elettrizzante. In settimana si provava ad emularli, spesso però con scarsi risultati. Durante la mia permanenza, ebbi la fortuna di vincere uno scudetto di serie D, nel 1995. Eravamo un gruppo molto unito e coeso. Valori che alla fine fecero la differenza. Ho avuto il piacere di incontrare persone straordinarie a cui ho voluto bene e per le quali ho nutrito, e nutro, affetto e stima incondizionati. Ugo, Angelo, Franco, Lazzaro, hanno rappresentato per me degli esempi eccezionali di passione e dedizione. Tornerò sicuramente altre volte su questo argomento che ha avuto un ruolo importantissimo sulla mia formazione sportiva e umana. Allego qualche foto, compresa quella di un calendario che ho trovato sul fondo di un cassetto, dove da bravo tifoso mi appuntavo tutti i risultati di quella stagione
sabato 14 gennaio 2023
6 aprile 2018, Madison Squadre Garden di New York, NBA. New York Knicks vs Miami Heat
6 aprile 2018, Madison Squadre Garden di New York, NBA. New York Knicks vs Miami Heat
Verso la fine del 2017, io e mia moglie Nadia decidemmo di fare un sondaggio di spesa per un viaggio a New York. Dopo aver individuato il volo scegliemmo un hotel in una posizione abbastanza centrale, a Chelsea. La data di partenza fu determinata dal costo del biglietto aereo. Partendo infatti subito dopo pasquetta, trovammo un prezzo davvero accessibile e competitivo. C'era un problema: il passaporto. I nostri erano entrambi scaduti e dovemmo sudare davvero le sette proverbiali camicie per riuscire ad averli in tempo. Era un periodo molto complicato quello per i passaporti: sembrava che tutti si fossero messi d'accordo per averne uno. I tempi di attesa erano biblici e spesso ci mettevano alla caccia di un appuntamento già alle otto del mattino. Alla fine la nostra perseveranza fu premiata e tutto andò per il verso giusto. La cosa bella è che i passaporti hanno validità dieci anni durante il corso dei quali non c'è bisogno di spendere altri soldi per bolli o gabelle varie. Arrivò finalmente il giorno della partenza. Io ero già stato a New York nel 2009, con un viaggio organizzato. Questa volta però avevamo deciso di vivere la città, nei pochi giorni di permanenza che ci eravamo regalati, nella maniera più semplice possibile. Gli unici punti fermi erano stati affidati ad un'agenzia che avevamo trovato in rete e che ci aveva incuriosito: Il mio viaggio a New York di Piero Armenti. Da loro avevamo acquistato il giro dei rooftop bar, un escursione nel Bronx, Queens e Brooklyn, il trasferimento dal JFK al centro città e un giro nei luoghi delle riprese di sex and the city. Quest'ultimo fu cancellato. L'alternativa mi fece cadere la mascella " le andrebbe di vedere una partita del campionato NBA al Madison Square garden?" " c'è una partita domani sera, alle 19.30.." non ci potevo credere. Era un opzione che non avrei mai immaginato. Pur non essendo un appassionato di Basket, accettai di buon grado l'invito. Stavo per andare a vedere una partita di NBA al Madison..in uno dei palazzetti più iconici del pianeta. Neanche nei sogni più belli avevo osato tanto. Fu un susseguirsi di emozioni. Arena stracolma, atmosfera incredibile. Prima della partita una ragazza canta l'inno americano a cappella: brividi!! Il risultato finale premia i Knicks che spazzano via gli Heat vincendo per 122 a 98. Partita ricca di capovolgimenti di fronte, ma lo spettacolo vero era fuori dal campo con un complesso che suonava musica dal vivo, ballerine ad ogni break, hot dog, hamburger e birra a fiumi, nonostante i prezzi davvero proibitivi(fino a 13 dollari a bicchiere). La classica atmosfera americana che si vede nei film durante gli eventi sportivi. Alla fine della partita tutti i giocatori uscirono in strada per salutare i tifosi e fare alcune fotografie, senza che ci fossero disordini o cordoni di polizia. Ero davvero in un altro mondomercoledì 11 gennaio 2023
15 Febbraio 2003: Roma - Brescia 0-0. S.Faustino e Giovita bloccano sul pareggio la partita
15 Febbraio 2003: Il giorno in cui l’imponderabile prese forma. All’inizio di febbraio contattai uno dei ragazzi che aveva condiviso con me l’esperienza maldiviana l’anno precedente. Romano de Roma, tifosissimo dei giallorossi, mi aveva assicurato che avrebbe trovato i biglietti per Roma – Brescia del 15 febbraio. Qualcosa andò però storto perché i famosi biglietti alla fine non saltarono fuori. Io, da persona previdente, avevo già acquistato sia l’hotel, in zona Ponte Milvio, che il volo A/R Linate – Fiumicino e quindi non avendo altra scelta, decisi di partire per la capitale. Tanto, dissi tra me e me, male che vada faccio il turista. Dopo essere atterrato, e dopo un taxi, presi possesso della camera dell’hotel. Mi immersi praticamente subito in quella che era l’atmosfera di una delle città più belle del mondo, di certo la più affascinante. Il centro distava qualche km di camminata e trascorsi un venerdì sera piacevolissimo, con tanto di cena in un ristorante nei pressi di piazza di Spagna. Il giorno dopo, verso metà pomeriggio, con una calma olimpica che non mi apparteneva, mi incamminai verso lo stadio. Ancora non sapevo come sarei entrato alla partita. Ad un certo punto vengo avvicinato da un signore sulla sessantina. Mi chiede se sono bresciano, rispondo di sì. Mi propone l’abbonamento di suo figlio in cambio di dieci “sacchi” (all’epoca tutto era ancora possibile). Chiedo in quale settore fosse. Mi risponde che il posto era in curva sud, nel cuore del tifo giallorosso. Dopo un momento di comprensibile smarrimento, accetto l’invito. Il romanista mi tranquillizza dicendomi che non mi sarebbe successo nulla. Mi disse anche che ero stato un po’ matto ad accettare, giusto per infondermi un po’ di serenità. Entrati in curva, io naturalmente in borghese e senza nulla che facesse pensare che fossi in realtà un sostenitore del Brescia Calcio, mi fa sedere in un posto abbastanza centrale. Prende un rotolo di quelli della serie lavori in corso e traccia un quadrato. “Tu stai fermo qui”, mi dice, “e cerca di non parlare con nessuno, il tuo accento potrebbe tradirti”. Potrebbe? Beh, dopo tre secondi tutti quelli seduti vicino a me si accorsero subito che non provenivo dalla capitale. Iniziarono a sondare il terreno per capire il perché un bresciano si trovasse lì invece che nella curva opposta. Qualcuno di loro fu molto gentile e mi accolse bene. Altri un po’ meno, come era normale che fosse (in realtà solo qualche persona si dimostrò ostile. Normale amministrazione). L’incontro terminò con uno scialbo zero a zero. A fine partita fui l’unico ad essere felice del risultato. Ricordo che dopo il fischio finale, tornai in hotel a passo spedito, giustamente preoccupato che mi potesse succedere qualcosa vista la situazione e visto che ormai ero stato scoperto. Non accadde nulla. Forse perché pensarono che fossi uno da evitare, visto che ero finito a tifare la mia squadra del cuore nella curva avversaria. Tornai a Brescia sano e salvo. Sul volo di rientro realizzai che quel week end mi ero preso dei grossi rischi e che in futuro avrei cercato di essere più attento. Quella sera a sostegno del Brescia, ma collegati dagli studi di Teletutto, c’erano i miei amici Paolo e Sergio, due gnari che in questi anni hanno macinato migliaia e migliaia di km per sostenere la leonessa. A loro vanno la mia stima e la mia ammirazione perché tifare Brescia vuol dire andare incontro a poche gioie e a tante delusioni. Ho un desiderio: mi piacerebbe davvero che qualche tifoso romanista si imbattesse in questo scritto e potesse darmi qualche info in più su questo signore che mi fece accomodare sotto lo striscione “Roberto Rulli”
Arbitro: | Sereni 6,5 (74’ Micillo 6,5), Petruzzi 6, Mareco 6, Pisano 6, Martinez 5,5, Appiah 6, Guardiola 5,5 (46’ Filippini 6), Matuzlem 6, Seric 5 (46’ Bachini 5,5) Baggio 6, Toni 5,5 All.: Mazzone | |
A disposizione: |
domenica 8 gennaio 2023
Gianluca Vialli segna per noi
Gianluca Vialli segna per noi
È fortissimo in questi giorni il cordoglio per la scomparsa di Gianluca Vialli. E' stato un attaccante potente e spettacolare, che ha fatto sognare la mia generazione. La prima volta che lo vidi in azione fu in occasione di Italia - Portogallo del 5 dicembre 1987, partita valida per la qualificazione degli europei 1988. La FIGC invitò alla partita le giovanili di alcune società lombarde, tra cui la nostra, il Capriano. Sarebbe stata quella la prima e l'unica volta che vidi dal vivo la nazionale. Dopo un pranzo veloce a casa presi il Pulmann per Milano S.Siro insieme ai miei compagni di squadra dell'epoca. Ricordo che gli spalti non erano gremiti come mi sarei aspettato di trovare per una partita del genere. Dopo quella piccola delusione iniziale, mi immersi completamente nel match, che ci regalò tre reti che servirono a battere i lusitani e a qualificarci per gli europei che si sarebbero disputati in Germania Ovest l'anno seguente. Il primo dei tre gol fu segnato proprio da Vialli, con un tiro da fuori area. Vialli fornì anche l'assist per il tre a zero. Insomma, fu per lui una giornata di grazia. La cosa che mi colpì sin da subito fu che lui amava giocare senza parastinchi, con i calzettoni abbassati, lasciando le gambe completamente scoperte. Ammetto che anch'io spesso amavo giocare così, soprattutto nelle partite sui campi pesanti, quando gli incontri assomigliavano più a partite di pallanuoto. Ma torniamo a Vialli. Dopo quella partita, ebbi l'occasione di vederlo altre volte in azione, sia in maglia Samp(la maglia più bella del mondo, dopo quella del mio amato Brescia)in gradinata sud al Marassi di Genova, che da avversario in maglia Juve a Mompiano. Adoravo il suo modo di giocare ed il suo strapotere fisico. Ho sempre considerato Vialli una persona semplice e genuina con una grandissima personalità, che lo rendeva simpatico e benvoluto da tutti, avversari compresi. Pregevole anche il suo gusto nel vestire, molto British, molto sobrio, una vera e propria icona italiana nel mondo. Ciao Gianluca e grazie per tutto quello che ci hai regalato
Luca Vialli, Luca Vialli, Luca Vialli alé alé
Noi ti amiamo e ti adoriamo
tu sei meglio di Pelé
mercoledì 4 gennaio 2023
MALDIVE. What else?
Nel 2002 decisi di partire per le Maldive, per una vacanza avventura. Non era nelle mie corde perché, dopo un paio di esperienze ai limiti della decenza in alcuni ostelli francesi e norvegesi, decisi che per me sarebbero esistite solo strutture con almeno tre stelle nel palmares. Non ricordo però cosa mi spinse a decidere per questa soluzione, che presentava molti dubbi e poche certezze. Mi ritrovai quindi alla Malpensa. Erano i primi giorni di agosto. Alla partenza ci presentammo in sedici. A parte un paio di coppie, tutti gli altri non si conoscevano e non si erano mai visti prima di allora. In buona sostanza ero finito in una sorta di grande fratello ante litteram. Del resto questa era la filosofia di quella agenzia di viaggi, che organizzava vacanze fuori dalla classica rotta turistica. Dopo un piacevolissimo viaggio, compreso uno scalo di qualche ora in Qatar, atterrammo a Malè, pronti per iniziare l’avventura. Ho un ricordo molto nitido del panorama visibile sotto di noi al momento dell’atterraggio. Se il paradiso davvero esiste mi piace pensare che sia così: incontaminato, limpido, da togliere il fiato. Dopo un breve viaggio su un pulmino, arrivammo finalmente al punto di imbarco. Davanti a me si materializzò un’imbarcazione che mi lasciò un po’ perplesso per via delle condizioni non proprio ottimali, certamente non all’altezza delle mie aspettative. Il natante poteva contare su un equipaggio di cinque maldiviani, con otto cabine doppie per gli ospiti. Mi toccò in sorte un ragazzo che all’inizio non la prese benissimo per via della situazione, sì bella, ma priva di ogni confort. Ci facemmo forza anche perché eravamo alle Maldive, quindi al meglio che si poteva ambire in termine di mare e di colori. La giornata tipo era scandita dalla navigazione, dai tuffi in mare, dalle battute di pesca che ci avrebbero garantito pranzo e cena, da isole deserte che giravi a piedi in cinque minuti, da resort disabitati (eravamo in agosto, bassa stagione) dove ci venivano offerti, dietro opportuno pagamento, cibi e bevande diversi da quelli che normalmente consumavamo sulla barca e dagli immancabili villaggi di pescatori, dove la maggior parte della gente era sugli affari inutili. Saranno stati tutti in attesa dei pescatori pensavo. Oppure sarà stato il gran caldo che gli impediva qualsiasi attività. Oppure l’alto tasso di umidità. Giocammo anche un’amichevole contro una squadretta locale che battemmo per una valanga di reti a zero. Io all’epoca ero ancora fisicamente integro e feci la mia bella figura, andando in rete più volte. Durante il match, improvvisamente gli avversari abbandonarono il campo per andare a pregare. Dopo il rito ci invitarono a mangiare e a bere nelle loro case, accogliendoci come se fossimo degli eroi. Loro non lo sapevano ma io ero già un eroe, perché mai e poi mai avrei creduto di resistere per due settimane in una situazione come quella. Dopo una settimana di bruciature varie, riuscii addirittura ad abbronzarmi a puntino cosa che mi capita di rado. Non ho grossi ricordi dei miei compagni di viaggio, se non di qualcuno che ho mal digerito per alcuni comportamenti da star decisamente fuori luogo vista la situazione. Solo uno di loro tornerà prepotentemente in gioco, a sua insaputa, in una storia che ha visto la mia incolumità in serio pericolo, situazione che ha avuto poi un lieto fine. Dimenticavo. Per onestà intellettuale devo ammettere che il giorno del mio compleanno, l’8 agosto, i miei compagni di viaggio furono molto gentili con me e mi fecero trovare una torta con le candeline ed una bottiglia di vino per festeggiare. Quel giorno ricevetti, in mezzo all’oceano, anche una telefonata dai miei genitori che mi facevano gli auguri e che mi chiedevano se fossi ancora tutto intero. In cuor loro sapevano che a sto giro forse avevo osato troppo
martedì 3 gennaio 2023
Franco Selvaggi. Quando la classe operaia va in paradiso
Franco Selvaggi. Quando la classe operaia va in paradiso
Ogni tanto mi capita, soprattutto quando vedo in TV trasmissioni relative ad Espana 82, di pensare alla parabola calcistica di Franco Selvaggi. Materano di Pomarico(15 maggio 1953)crebbe nelle giovanili della sua città per poi spiccare il volo nel calcio che conta esordendo in serie A con la Ternana. Dopo cinque anni spesi in cadetteria con la maglia del Taranto, passò al Cagliari dove mise in mostra le sue caratteristiche di attaccante rapido e con un buon fiuto del gol. Giocò anche nel Torino, nell’Udinese e nell’Internazionale per poi chiudere la carriera con una piacevole vista mare a S.Benedetto del Tronto. Insomma, una carriera di tutto rispetto la sua. Il suo palmares conta di un solo trofeo: la Coppa del Mondo 1982. Scusate se è poco. Ricordo che quando compravo le bustine di figurine mi capitava di trovarlo spesso. Se penso che la sua figu su e bay viaggia ad una media di 1,99 euro moltiplicata per tutte le volte che l’ho sbustato…beh..oggi potrei vivere di rendita…ci sono anche figurine firmate dallo stesso Franco con cifre che si aggirano sui 49 € cad. prezzo esagerato? Direi di no, visto che il nostro è stato un Campione del Mondo e lo sarà per sempre. Franco è stato un working class hero, la classe operaia che va in paradiso. Il calcio italiano dell’epoca contava di tantissimi bomber ma Bearzot scelse lui, per il suo pragmatismo e per la sua diligenza. In quel mondiale non giocò mai perché sulla sua strada trovò uno straordinario Paolo Rossi. Tutti sappiamo come andò a finire. Franco ci ha insegnato che nella vita non bisogna arrendersi mai perché spesso è l’ultima chiave del mazzo quella che apre la porta. Allego per i nostalgici la sua figurina con velina, che fa parte della mia collezione, del campionato 1980/1981 e la sua carriera tratta dalla sua pagina WIKIPEDIA. Celomimanca
Selvaggi al Cagliari nella stagione 1980-1981 | ||
Nazionalità | Italia | |
---|---|---|
Altezza | 171 cm | |
Peso | 69 kg | |
Calcio | ||
Ruolo | Allenatore (ex attaccante) | |
Termine carriera | 1987 - giocatore 2002 - allenatore | |
Carriera | ||
Giovanili | ||
19??-19?? | Pro Matera | |
1971-1972 | Ternana | |
Squadre di club1 | ||
1972-1973 | Ternana | 12 (1) |
1973-1974 | Roma | 2 (0) |
1974 | Ternana | 1 (0) |
1974-1979 | Taranto | 146 (22) |
1979-1982 | Cagliari | 85 (28) |
1982-1984 | Torino | 56 (15) |
1984-1985 | Udinese | 20 (5) |
1985-1986 | Inter | 7 (0) |
1986-1987 | Sambenedettese | 26 (9) |
Nazionale | ||
1980 | Italia U-21 | 2 (2) |
1981 | Italia | 3 (0) |
Carriera da allenatore | ||
1992-1993 | Catanzaro | |
1994 | Taranto | |
1996 | Matera | |
1998 | Castel di Sangro | |
2002 | Crotone | |
Palmarès | ||
Mondiali di calcio | ||
Oro | Spagna 1982 |
lunedì 2 gennaio 2023
PALLA TAMBURELLO. Dante Ongaro, il caprianese volante
Quando si devono misurare i grandi campioni bisogna fare i conti con i calzoni lunghi forse più famosi di tutta la storia del tamburello italiano. Questi calzoni bianchi erano voluminosi, certamente non confezionati negli ateliers parigini. Appartenevano ad uno dei più valorosi battitori di tutti i tempi: Dante Ongaro, il bresciano, la disperazione di tutte le squadre avversarie. Dante aveva nascoste negli ampi calzoni bianchi due gambe capaci di issarlo in cielo per produrre la sua famosa battuta in salto. Erano gli anni del tamburello romantico, anni in cui i grandi campioni venivano portati in trionfo come i santi in Sicilia. Dante è stato uno dei più forti rappresentanti del tamburello bresciano. Atleta dalla corporatura apparentemente minuta, ma dai muscoli poderosi e dai nervi saldissimi, giocava indifferentemente alla battuta ed alla rimessa. Affrontava ogni partita con grinta e determinazione, esprimendosi sempre ai massimi livelli e svolgendo un ruolo da protagonista in ogni partita. Comincia a giocare a 10 anni sul campo comunale di Capriano, per poi trasferirsi a Poncarale quando il campo di Capriano venne chiuso. A 15 anni entra nella prima squadra, la squadra Morari, con Dante Tinti, Bernardo e Paolo Tebaldini e Pasquale Lazzari, compagine in cui milita per ben 10 anni. Prima della sua partenza per il servizio militare, entra in gioco la FIAT che gli fa una corte serratissima per poterlo reclutare nella sua squadra a Torino. La grande occasione a cui tutti gli italiani dell’epoca ambivano: un posto di lavoro alla FIAT. Il colpo di fulmine tra i torinesi ed il nostro campione scocca durante una partita allo sferisterio di Travagliato. Segue un lunghissimo scambio epistolare, con i torinesi che riescono a portare Dante in Piemonte appena concluso il servizio militare. Vi rimane però solo il tempo di un fine settimana. Dopo tre soli tre giorni decide che quello non è il posto che fa per lui e ritorna tra le sue amate colline, soprattutto dalla sua Maria, che sposa nel 1961. Da quel momento la sua carriera prende il volo. A beneficiare della sua esplosione è dapprima il Flero, con cui vince due scudetti di serie B, poi il Moncalvo ( di cui parleremo in seguito), il Medole, il Guzzanica, il Ponti sul Mincio e il Castelgoffredo. La sua carriera, nella quale figurano anche alcune presenze in nazionale, si conclude con la Botti Capriano nel 1976 a causa di un infarto che lo colpisce durante quella stagione. Ma torniamo a Moncalvo. Dante si trovava a giocare una partita presso l’antistadio di Brescia. Spettatori interessati di quel match furono alcuni dirigenti piemontesi che lo ingaggiarono e lo portarono sotto i bastioni. L’esperienza monferrina fu di breve durata, ma consegnò Ongaro alla storia. Ancora oggi a Moncalvo è vivo il ricordo dello “straniero” che fece sognare tutto il paese con le sue magistrali battute in salto. Atleta portato per tutti gli sport, fu anche un centrocampista di spessore, tanto da suscitare l'interesse del Brescia. Spesso veniva portato in spalla dagli avversari vincitori, che lo stimavano e ne riconoscevano il valore. Con il suo grande talento, Dante avrebbe certamente meritato una carriera più ricca e prestigiosa, ma ciò non gli ha impedito di entrare di diritto nell’olimpo dei più grandi campioni di tutti i tempi.
Dante OngaroNato a Capriano Azzano il 22-02-1935
Squadre in cui ha militato: Morari Capriano – Flero – Moncalvo – Medole – Guzzanica – Castellana – Ponti sul Mincio – Botti Capriano
Palmares : 2 Scudetti di serie B con il Flero – 4 presenze in nazionale
Da grande voglio fare il calciatore
Sin da piccolo ho avuto una grande passione per il giuoco del calcio. La mia prima esperienza fu nei pulcini dell’Azzano Mella, paese limitrofo a Capriano del Colle, il mio paese. L’inizio fu abbastanza tragicomico. Mi ricordo che mancai letteralmente l’esordio ufficiale perché mi presentai in ritardo alla partita. È un fatto davvero incredibile se penso che oggi, per la paura di non arrivare in tempo, ho l’abitudine di presentarmi nel luogo convenuto con larghissimo anticipo. Insomma, ho imparato a prevedere l’imprevedibile, spesso a spese di chi si trova con me in quel momento. Ma torniamo a noi. Dopo l’esperienza azzanese, cominciai l’avventura nella neonata società di Capriano. Erano tempi floridi, dove le società di calcio potevano contare su sponsor davvero generosi che garantivano a tutti i giocatori tutto quello che era necessario per l’attività sportiva. Feci tutta la trafila delle giovanili ed iniziai a frequentare la prima squadra con buona regolarità. La prima panchina nei grandi è del dicembre del 1989. Avevo 15 anni. in settimana il mister della prima squadra mi prenotò per la domenica. In programma c’era il derby del Montenetto, Capriano – Poncarale. Terminò con il punteggio di 1 a 1 grazie ad una pennellata su punizione di un mio compagno di squadra che oltre al pareggio, mi regalò il primo rimborso spese della mia carriera: 10 mila lire. Nel 1990 riuscii addirittura ad andare a segno nella goleada contro il Vezza d’Oglio. Insomma, dopo aver accantonato i sogni di una carriera nel settore giovanile in una società professionistica (che sfiorai) cominciai a concentrarmi su quello che avrei potuto fare nella società del mio paese, che era sempre stata molto ambiziosa. Ma questa è un’altra storia
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